martedì 22 maggio 2007

do YOU remember when...???


Lunedì nel primo pomeriggio sono salita accaldata sulla littorina alla volta di Saluzzo.
Dopo qualche minuto il mezzo è partito ed ho preso ad osservar il panorama: conosco bene il tragitto fino a Torino, ma la vista sul trenino che mi riporta alle origini è differente.
Ovviamente campagne e poi, frutteti, frutteti, frutteti...
Tra la frutta sbuca ad un certo punto una casupola, là un po' lontana dai binari. Si vede appena...intonacata di un bianco slavato dal tempo, di evidente fattura primonovecentesca.

Quella è la casa dove è nata la mia nonna. Non l'ho mai visitata, ma la mamma me ne ha parlato e me la fece veder anni fa, proprio da quella stessa litto in cui stavo seduta.
Il percorso entrando nella City, devia leggermente permettendo di osservar il retro di un vecchio palazzone che presenta porte-finestre aperte su ampli balconi con lunghi corrimano, come nelle vecchie cascine. E in quell'attimo l' occhio è caduto su quella stanza vuota e quella sedia a dondolo abbandonata sul pavimento in marmo, ancora oscillante...per il vento? o ci stava seduto qualcuno?
I pensieri hanno cominciato a correre a ritroso, a quando ero una bimba di pochi anni, persa nelle campagne.
---
Quell'area era enorme. Una gigantesca aia circondata su due lati da magazzini in mattoni. In un paio, aperti verso l'esterno ci si giocava con le cugine.

Tutto l'altro lato era adibito a deposito per le macchine agricole che lo zio ritirava con cura. C'era anche il vecchio trattore del nonno. Ogni tanto ci facevano salire per fare un giro.
Gli altri due lati erano occupati dalla casa con annessa la stalla oramai in disuso e l'orto.
Nella stalla la nonna ci teneva poche cose, era l'ideale rifugio per le gatte o le cagne pronte al parto.
Dietro la casa la grande cisterna del gas, qualche pianta di fragole sublimi e il vecchio forno per fare il pane. Quello lo usava solo il nonno e, da quando era morto, ben prima che nascessi, nessuno lo toccava più.
Ricordo che la casa era davvero enorme ed addirittura tutta un' ala non veniva utilizzata...il grande salone che agli inizi del '900 era stato una scuola (dove il mio stesso nonnino era andato), apriva solo per ospitar i parenti sotto la festa di S.Giacomo. Si teneva i giorni del mio compleanno e dell'onomastico del fratellone.

Noi che già si andava tutti i giorni a trovar il parentado, godevamo dei giochi e della festa.
I premi per la partecipazione dei bimbi erano semplici: un aquilone, un paio di zoccoletti in legno, una bambola di pezza...Ma era festa vera.
Si correva per i prati, il grano dorato piegato dal vento....e le biciclettate!
E poi la sera la nonna faceva da mangiare per tutti sul tavolone in legno, scaldava l'acqua sul putagè e via con la pasta fatta in casa e le insalate appena colte.
***
Parlare la sera al fresco.
***
Se avevi sete, in cortile c'era la fontana che attingeva dal pozzo...E su e giù con il grande braccio in ferro per riempire le brocche di vetro scheggiato.
Una volta a settimana passava il furgoncino che vendeva gli alimenti. Si comprava la pasta, il sale , il caffè! La nonna prendeva anche qualche pastiglietta colorata in zucchero pressato che ci dava come contentino se ci eravamo comportati bene. Tirava fuori con mani incerte il borsellino con dentro pochi soldi e pagava con un sorriso il signore baffuto che ci salutava con calore quando se ne andava via.
Verso fine estate si vedevano le pannocchie accatastate e si preparava la conserva. Un gran calderone che odorava di spezie al centro del grande prato, fumava per qualche giorno.

Si facevano i salami.
Lo zio faceva il miele, depositato poi in grandi barattoli di vetro o plastica. Denso e dolcissimo. Le arnie stavano vicino a quel pino enorme, che oscillava paurosamente quando spirava il vento prima dei temporali.
***
In primavera con papà andavamo a raccogliere i papaveri ancora chiusi in mezzo al grano e cercavamo i boccioli bianchi tra l'immensità scarlatta di quei fiori.
***
Prendevo le bacche di sambuco e le schiacciavo tra le dita, macchiandomi i polpastrelli.


Era tutto colorato e pieno di calore.

In quell'epoca c'era sempre il sole.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto ciò è la meravigliosa conseguenza di un vaiggio in litto?
Dovrei tornare alle origini anche io...ma il titolo sarebbe "t'arcordes quandi...?"

Anonimo ha detto...

(viaggio)
cazzu iu cazzu...devo sempre rileggerli i commenti prima di pubblicarli

Anonimo ha detto...

Dovresti sapere che la Littorina dell'Amore è, in realtà, un portale extratemporale...avanti e indietro tra presente passato e futuro, alla velocità della luce. In fondo, lo spiega anche bene la teoria della relatività...

Ma non scendiam in dettagli.
Picetta...via dei Romani ti aspetta!!!!

Calinto

Anonimo ha detto...

“Quando si corteggia una bella ragazza
un’ora sembra un secondo.
Se ci si siede sulle braci,
un secondo sembra un’ora."


1 minuto passato a via dei romani vale per me come 78 giorni minimo minimo...è per questo che ci passo una volta all'anno soltanto

Zazie ha detto...

Meraviglioso!

Ricordi anche per la sottoscritta! Grazie Calinto!

---

"T'arcordes quandi..."
Hi hi hi!

Ribadisco: Saluzzo caput mundi, ombelico dell'universo, magister vitae!

Anonimo ha detto...

...è giunto il giorno del ritorno alle origini...

Stasera pensatemi "tanto tanto intensamente con il corpo e con la mente"

=_=

Anonimo ha detto...

i ritorni alle origini sono spesso traumatici...
consolati sulle arie della canzone
"Mariaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, ti amerò PERSEMPRE nel mio cuoreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!"

Calinto

Anonimo ha detto...

Calinto vergogna!!!!!
Quella era una confidenza super segretissima che ti ho fatto (viste le tue origini9...non tutti posson conoscere le canzoni di noi eletti...